Togliamoci un sassolino dalla scarpa...
A. è una giovane assistente sociale, fresca di studi in psicologia e quant'altro, che lavora nel Comune del mio paese ed in quello del paese vicino.
Quest'estate, tramite amici comuni, è venuta a conoscenza del mio stato di salute ed ha pensato bene di farsi dare il mio numero di telefono, di telefonarmi e di proporsi per aiutarmi ad inoltrare la pratica per ottenere l'invalidità o l'inabilità.
Voto 9 per l'intraprendenza, voto 4 - per come ha portato avanti la faccenda.
Intendiamoci: è una brava ragazza, magari sa fare anche bene il suo mestiere in generale, ma l'impressione che ha fatto su di me è stata bruttina, piuttosto e anzichenò.
Telefonata-fiume in cui parlava praticamente solo lei...va bene, lasciamola parlare. Finisce il discorso dicendo "Domani vado in ferie, mi richiami a fine mese così ci incontriamo e vediamo il da farsi."
Andrebbe bene anche questo, se non fosse che ad agosto ancora avevo la diagnosi di Sindrome Clinicamente Isolata con la quale è inutile fare richiesta per inabilità o invalidità.
Passa l'estate, arriva la fine di Ottobre e, trovandomi in Municipio, passo dall'ufficio Servizi alla Persona per incontrare A. e fissare un appuntamento per spiegarle che è ancora presto per avviare qualsiasi pratica.
Al primo appuntamento mi fa aspettare quaranta minuti perché stava parlando con una collega, pensava che non fossi ancora arrivata e non si è accorta che ho bussato, sono entrata, ho chiesto di lei ed un'altra sua collega mi ha detto "è occupata" (e poi ha detto a lei "A., è arrivata la signora del tuo appuntamento"), poi mi ha liquidata dopo dieci minuti perché le si sono accavallati gli appuntamenti.
In compenso, in quei dieci minuti si è messa a domandarmi la storia della mia vita perché "voleva conoscermi meglio per potermi aiutare meglio" indipendentemente dal fatto che fossi lì a spiegarle che ancora FOSSE TROPPO PRESTO PER AVVIARE QUELLA PRATICA DEL CAZZO.
Fissiamo un secondo appuntamento chiedendo di far partecipare anche mio marito, sempre per "conoscerci meglio" e se ne va con la persona dell'appuntamento dopo, il beone del paese che doveva essere accompagnato in clinica.
Mi sposta il secondo appuntamento un paio di volte, e nel frattempo vengo a sapere che ha parlato con mio padre, responsabile del gruppo di Protezione Civile nel paese vicino e che ogni tanto incrocia in quell'altro Municipio: ha, in pratica, fissato un appuntamento a lui per parlare della mia situazione.
Questo non mi piace. "Papà, non mi sembra il caso tu vada a parlare dei cazzi miei con A."
"Infatti non ci andrò: ha fatto tutto da sola, parlava, domandava e si rispondeva da sola..."
Quando arriviamo, io e mio marito, al secondo appuntamento ho un bel po' di punti da chiarire, ma non faccio in tempo a parlare: come si presenta a Marco comincia a fare domande su domande anche a lui, che per un po' risponde poi mi guarda e mi chiede: "glielo dici tu o ci penso io?"
"Faccio io, faccio io!!!"
Senti, A., io apprezzo il tuo entusiasmo, ma ho l'impressione che tu stia esagerando. Mi hai contattata di tua iniziativa per aiutarmi con la pratica di invalidità e ti ringrazio, tra l'altro ho da poco avuto la seconda ricaduta ed ora che la diagnosi è di SM recidivante-remittente si può anche fare, ma ti stai comportando come se noi fossimo qui a chiedere i sussidi dell'assistenza sociale del comune: domande sulla famiglia, il lavoro, la casa, il bambino, i nonni... hai saputo dagli amici comuni che il capo di mio marito è in ritardo di mesi con lo stipendio, va bene, ma noi non stiamo chiedendo nulla a te come assistente sociale, grazie per l'interessamento. Se mi vuoi aiutare con la pratica, ok, altrimenti vado al patronato e mi arrangio perché sinceramente mi trovo a disagio col tuo modo di fare, ti trovo invadente."
"Perché invadente? Io pensavo di darvi una mano, voglio solo conoscervi meglio..."
"Ti ringraziamo, ma l'aiuto non deve essere imposto se NON lo stiamo chiedendo, scusa! Vuoi un esempio di cosa intendo per invadenza? Fissare arbitrariamente un appuntamento con mio padre, nell'altro Comune in cui lavori, per parlare dei fatti MIEI. ecco cosa intendo per invadenza. Ti informo che mio padre non verrà a quell'appuntamento."
Dopo di che, una rapida discussione sul fatto che secondo lei dovrei andare a farmi curare in un altro ospedale perché "ogni patologia ha il suo ospedale di riferimento", smontata facendole notare che forse ignora il fatto che il Valduce sia un Centro ad Alta Specializzazione per quanto riguarda la Sclerosi Multipla), un'altra su Zamboni e la CCSVI ("bisogna stare attenti con queste cose, non bisogna credere ai miracoli solo perché i vedono in televisione" - "Infatti è da mesi prima che le Iene facessero il servizio in tv che seguo il lavoro di Zamboni in Rete tramite la sua Fondazione e diversi forum indipendenti, tu hai mai provato a leggere i referti medici o ti sei fermata ai comunicati aism?"), una ancora su se fosse meglio scegliere inabilità o invalidità, ma qui mi ha consigliato bene (se scelgo di portare avanti la pratica di inabilità e mi viene accettata potrebbero riconoscermi un contributo ma non potrei lavorare, mentre finché riesco vorrei fare un part-time una volta che Rudy andrà all'asilo. Se mi accettano l'invalidità potrò lavorare e quando peggioro passare all'inabilità, ma dall'inabilità non posso passare all'invalidità.) ed alla fine, mentre mi mettevo giacca e cappello per andare via l'ultima chicca: "Interessante, quel teschio con le tibie incrociate che hai sul berretto. Dopo ti spiego perché l'hai scelto ma prima dammi la tua versione..."
Tacitarla è stato un obbligo morale, per me: "L'ho scelto per nostalgia. In una mia vita precedente ero un cartello di pericolo su un traliccio dell'alta tensione."
Il mio vecchio blog cinico&cattivello sarà anche scomparso, ma Spiraledifollia Is Back On The Bastard Road, baby...
Nella primavera del 2010 qualcosa tra corpo e cervello ha cominciato a non funzionare a dovere. Poco dopo mi hanno diagnosticato la Sclerosi Multipla. Questo blog è uno sfogo, od un esorcismo. "Ma anche sì, o forse no." C'è di certo che questa situazione mi ha resa lievemente irritabile. Leggasi "sono incazzata come una jena".
martedì 4 gennaio 2011
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Criiiiincio!!!!
RispondiEliminaHo fatto bene a non lavorare come Assistente Sociale.
Che minchiona.Da radiarla dall'albo
Voglio credere che sia ancora l'entusiasmo delle "prime armi". Si ridimensionerà con l'esperienza.
RispondiEliminaForse.
Dici? Mmmmh... Una invadente coglionazza senza tatto non è che migliora con l'esperienza. Al massimo può acquisire un po' di tatto ma sempre invadente coglionazza resta.
RispondiEliminaCredo che nella sua vita precedente sarebbe stata una fantastica ed efficace etichetta di vuoto a rendere.
... "potrebbe essere stata...".
RispondiEliminaChiedo venia, io soffro di insonnia, la mia lucidità nella scelta dei tempi dei verbi dorme.