martedì 31 gennaio 2012

Bastonata.

No, non mi hanno presa a legnate.
Forse m'avrebbe fatto meno male.
È che da qualche giorno la gamba quasi non mi regge, mi fa talmente male che devo nuovamente usare il bastone.
Bello, eh? Cinque euro alla bancarella dei cinesi, blu metallizzato, regolabile in altezza, con ammortizzatore.
La socia S., l'altra sera, nel nostro solito umorismo al vetriolo utilizzato a mo d'esorcismo: "Dillo che è solo perché hai la fissa di voler assomigliare al Dottor House... ci hai già dipinto sopra le fiamme?".
- No, ci sono le tacche. Una per ogni rompicoglioni a cui l'ho infilato nel culo per poi sventolarlo come una bandiera... -
Bello, però doverlo usare anche in casa per andare dal divano al cesso è davvero una bastonata.
Uscire ad accompagnare mio figlio a prendere il pulmino dell'asilo e non avere abbastanza mani per tenere lui, il bastone e l'ombrello, ché oggi nevica, è una bastonata.
Fare una fatica della miseria dietro alla gente per andare da un locale all'altro, neanche cinquecento metri di strada che avrei fatto col mio passo da scaricatore di porto in pochi minuti, rallentando gli amici e sentire il socio che mi chiede "Ce la fai? Ti serve una mano?" è una bastonata.
Andare in giro "bastonata" è una cazzo di bastonata.
E "ce lo so" che non è colpa mia, né del bastone, mica mi vergogno: semplicemente mi girano le balle rendermi conto dei miei nuovi limiti, soprattutto perché son limiti fluttuanti, passo magari due settimane di dolori assurdi e gamba quasi amorfa poi migliora ed il bastone torna al suo posto.
Io torno claudicante ma senza ausilio alcuno.
Però faccio i conti con i nuovi confini, e mi permetto di dire che mi stanno stretti.