mercoledì 27 aprile 2011

Come lavora la Sclerosi Multipla? - ovvero: cerchiamo un po' di capirci qualcosa, parte seconda.

Sempre per la serie "io son di quelli che devono capire il perché ed il per come delle cose", ho cercato in questo quasi-anno di SM di capire meglio come funziona 'sta malattia bastarda.
Senza nessuna pretesa di indottrinamento, scrivo questo post: un breve riassunto per sommi capi, parlando "in stampatello" come avrei voluto che spiegassero a me cos'è la Sclerosi Multipla e com'è che "lavora".
É solo un "riassunto", senza nessun valore medico-scientifico, e certamente ci saranno delle omissioni: per approfondimenti, rimando ai link in fondo alla colonna Varie & Eventuali (sclerosi.org, ad esempio) o, per chi mastica bene l'inglese, qui.
Liberi di farmi notare eventuali errori e castronerie.


La Sclerosi Multipla, detta anche Sclerosi a Placche, è una malattia del Sistema Nervoso Centrale (cervello e midollo spinale, in pratica) che colpisce principalmente i giovani tra i venti ed i trent'anni, due volte di più le donne rispetto agli uomini.
É una malattia cronica (ce l'hai e te la tieni, per sempre), come vedremo quasi sempre progressiva (peggiora sempre di più) e invalidante (da livelli molto bassi, praticamente inesistenti, fino alla disabilità totale: sedia a rotelle, incapacità di muovere mani e braccia, problemi alla parola, incontinenze varie ed altre simpatiche cosette...).
É classificata come malattia autoimmune, cioè causata da un cattivo funzionamento del Sistema Immunitario che si accanisce contro il proprio corpo invece che solo contro quello che, normalmente, dovrebbe riconoscere come nocivo per l'organismo (come virus e batteri, ad esempio).
É classificata come malattia infiammatoria, perché quando il sistema immunitario attacca un'area del Sistema Nervoso Centrale (in pratica, crea una placca durante una crisi acuta, o poussée) provoca un'infiammazione come se lavorasse per combattere una qualsiasi infezione.
Neuroni
É classificata come malattia neurodegenerativa, perché alla fin fine le placche danneggiano irrimediabilmente il Sistema Nervoso Centrale: ci possono essere placche asintomatiche, ovvero senza sintomi, e magari puoi averne tante, così come puoi averne una ben piazzata che ti fa danni mica da ridere... dipende tutto da dove ti piglia, 'sta stronza.
É anche classificata come malattia demielinizzante, perché in sostanza quello che fa il Sistema Immunitario nel danneggiare il Sistema Nervoso Centrale non è altro che danneggiare la mielina che ricopre gli assoni delle cellule nervose e gli assoni stessi.
L'assone è una parte della cellula nervosa (o neurone), il "braccio" più lungo, dove passa l'impulso nervoso che porta gli ordini agli altri neuroni (che li ricevono con i dendriti).

Neuroni attaccati dal Sistema Immunitario
Già, ma che è la mielina?
Prendete un cavo elettrico, con il suo bel rivestimento di plastica: il nervo, l'assone, è il filo di rame dove passa l'elettricità (l'impulso nervoso). La mielina è il rivestimento di plastica, la guaina che ricopre l'assone.
Il rivestimento, però, non è continuo: è fatto "a salsicciotto", come se fosse una fila di salamini, intervallata da punti scoperti. Questi punti sono i "Nodi di Ranvier": l'impulso nervoso viaggia dentro l'assone, nel nervo coperto dalla guaina mielinica dritto sparato da un Nodo all'altro, bello veloce veloce.Se la guaina mielinica è danneggiata l'impulso nervoso non viaggia più correttamente dentro il nervo, si "disperde" (immaginate il cavo elettrico di prima però spelato qui e là, rosicchiato dai topi, che sprizza scintille come da tradizione cinematografica) e non arriva correttamente a destinazione.
Quando il sistema immunitario, più precisamente i Linfociti T  o meglio i linfoblasti "Cellule T" (che in condizioni normali si occupano, ad esempio, di distruggere le cellule infettate da robetta come staffilococchi e streptococchi) ed i monoblasti "Monociti" (che invece si occupano di eliminare fisicamente, mangiando, quel che i linfociti distruggono) decidono che la tua mielina è roba da eliminare, attaccano una o più zone del cervello o del midollo spinale (ma anche, molto spesso, dei nervi ottici), creando una placca che si infiamma. E tu hai un attacco di SM.

Demielinizzazione

Demielinizzazione - azione delle Cellule "T" e dei Monociti


 Semplificando al massimo, questo è il lavoro che fa la SM "meccanicamente parlando". Poi ci sarebbe da dire parecchio su i sintomi, ma sono talmente soggettivi che richiederebbero una vita... dipendono da troppi fattori: dove è posizionata la placca, la sua estensione ed altro ancora.
Con dosi massicce di antiinfiammatori, di solito cortisone in vena (i famosi "boli") si placa l'infiammazione e si tiene sotto controllo la fase acuta: nessuno può o sa dire quando si potrà ripresentare e con che frequenza.
Grossomodo, proprio la frequenza e la gravità degli attacchi è alla base della "classificazione" del tipo di SM:

SM RECIDIVANTE - REMITTENTE
La forma più "comune" (la mia, a quanto pare) in cui i segni ed i sintomi tendono a comparire e scomparire, soprattutto nella fase iniziale della malattia: si ha una "recidivia" quando compaiono nuovi sintomi o si aggravano quelli già presenti, e si ha una "remissione" quando i sintomi si attenuano (spesso fino a scomparire, soprattutto nei primi tempi della malattia).
Questa forma è caratterizzata dall'assenza di progressione tra una ricaduta e l'altra, ma spesso (il 50% circa dei casi) dopo qualche anno si evolve in SM SECONDARIAMENTE PROGRESSIVA.
Non si sa mai quando può arrivare una nuova recidivia, ma pare che in situazioni di forte stress ed anche dopo infezioni virali come le influenze stagionali ci possano essere alte probabilità di ricadute.

SM SECONDARIAMENTE PROGRESSIVA (O PROGRESSIVO-SECONDARIA)
Inizia con una fase transizionale dalla SM RECIDIVANTE-REMITTENTE in cui gli attacchi si ripetono con frequenza sempre più ravvicinata ed in cui le remissioni non ci sono quasi mai: in compenso quasi sempre questi attacchi hanno lo stesso bersaglio, il che porta ad un danno neurologico maggiore nell'area interessata dall'attacco.
In questa forma si assiste ad una progressione del danno anche nei periodi tra una crisi e l'altra.

SM PROGRESSIVO-PRIMARIA (O PRIMITIVAMENTE PROGRESSIVA)
In questa forma (la più bastarda), la malattia ha un andamento progressivo fin dall'esordio. Difficilmente ha delle remissioni, anche se può accadere.

SM PROGRESSIVO-RECIDIVANTE
Forma progressiva fin dall'inizio ma con recidivie e remissioni come la RECIDIVANTE-REMITTENTE.

SM "BENIGNA"
Se hai avuto solo una o due recidivie, se non hai deficit permanenti o al limite solo la sensibilità un pochino attenuata e soprattutto se è passata una quindicina d'anni dall'esordio della malattia, allora ti dicono che hai la SM BENIGNA.

SM "MALIGNA"
Un raro decorso progressivo (5% dei casi totali è quel che ho trovato in Rete) talmente rapido da portarti ad inabilità completa in brevissimo tempo: si parla di mesi o addirittura di poche settimane.


Questo è quanto.
Per ora.

Pasqua, Pasquetta e grazie al ca... (Parte 3)

Sabato pomeriggio in campeggio, a Savona.
Piove, ça va sans dire, e pioverà fino alle prime ore di domenica mattina.
Poi vento, poi sole, e per fortuna un bel pomeriggio fa godere almeno un po' di spiaggia a Rudy.
Ora: come intrattieni un bimbo di tre anni in un piccolo camper, in una giornata di brutto tempo? Non lo intrattieni.Molto semplicemente, non ce la fai per tutto un pomeriggio: puoi farcela per un paio d'ore giocando con lui, leggendogli un libro adatto alla sua età, facendolo disegnare, puoi anche capitolare e fargli vedere un cartone animato sul lettore dvd portatile ma la situazione è molto semplice: il bimbo si romperà orrendamente le palle di stare in una scatola di due metri per quattro insieme a tre/quattro adulti di cui 1 dormiente e russante (il padre, che per evitare di tirar giù anticipatamente il Cristo dalla croce a suon di bestemmioni ha ben pensato di passare la maggior parte del sabato e della Pasqua dormendo), 1 che entra ed esce dal camper per andare a cazzeggiare in giro nonostante la pioggia (il nonno) ed 1 che fa le parole crociate (la nonna, che ha pure da ridire se "il bambino è un po' agitato").
Il bambino agitato vorrà, ovviamente e giustamente, uscire dalla scatola su ruote ed esplorare il nuovo ambiente. Vorrà vedere il mare da vicino e non da un finestrino. Vorrà andare alla casetta di plastica intravista mentre si parcheggiava, vorrà andare sugli scogli incurante del maltempo. Tanto, è solo acqua che cade dal cielo.
Allora togliamo le calzine, mettiamo le ciabatte con l'elastico, mettiamo la mantellina ed il berretto della mamma con la visiera sotto il cappuccio, così non va l'acqua negli occhi, ed usciamo, eccheccacchio.
É certo più calda la pioggia in una pozzanghera che non l'acqua del Mar Ligure, in aprile, quindi mammina cara spiegami perché pucciare i piedini nell'acqua fredda del mare va bene ma bagnarsi i piedini con la pioggia è sinonimo di raffreddore garantito...
Abbiamo girato un po' per il campeggio, ha bevuto un succo di frutta al bar, ha giocato nella casetta della Chicco, ha lanciato dei gran sassi in acqua (il passatempo preferito di tutta la vacanza) io ho fatto un po' di foto col cellulare (sì, ce l'ho la macchinetta digitale. Mi piace far le foto col telefonino, però) e dopo un'ora e mezza ci siamo asciugati sotto la veranda, siamo rientrati e s'è fatto un bel riposino fino all'ora di cena.
Cosa più unica che rara.







Domenica in tarda mattinata scatta la grigliata un po' in tutto il campeggio, mio padre litiga con i grill usa-e-getta, L'Agricolo corre dietro a Rudy che cerca di fare amicizia con olandesi, tedeschi e, tanto per non venir capito quando parla, pure con un cane bassotto. Io mi trascino da una sedia all'altra in preda ai dolori, con mia madre che prima mi cristona dietro ("cosa sei venuta a fare se non ti muovi da qui") poi si fa venire il magone quando si accorge che impallidisco dal dolore.
Così mi tocca pure consolarla.
Il pomeriggio il tempo è bello, solo un po' ventoso: mi sdraio su una stuoia in un angolo di spiaggia ed ascolto un po' di musica per un'oretta, con il divieto assoluto di rompermi le palle per alcunché.
Cuffie, decibel appena al di sotto della soglia del dolore ed osservo mio figlio che gioca sulla sabbia. Giochi senza tempo.



Il "divieto di rottura " viene vanificato quando mia madre calpesta una tràcina sul bagnasciuga e le si gonfia un piede come uno zampetto di porco per un paio d'ore, giusto in tempo per la cena: sembra che se non può prepararla lei, saremo tutti destinati a morire di fame entro notte. Dimostro che son buona a mettere insieme un piatto di pasta al sugo anche se non sto bene (ma ovviamente io cucino troppo salato, eh!) e si tira sera anche per Pasqua. Messo a nanna il pargolo (ed i nonni, soprattutto) io e L'Agricolo ci concediamo 'na botta de vita: una puntatina al bar al trasgressivo orario delle ventidue e trenta...
Rientro al camper con passo strascicato, consapevole che il giorno dopo entro le 10:00 si sloggia e si torna verso casa.



Ci svegliamo il lunedì mattina e comincio immediatamente a sistemare il mio letto, che sarebbe poi il tavolo della dinette, e la mansarda dove hanno dormito L'Agricolo e Rudy: la nonna è già una iper-precisina da sana, una che "nessuno mi da mai una mano", figuriamoci ora che è stata punta dal pesciaccio infame, anche se è già guarita. Puoi così apparecchiare, sparecchiare, pulire per terra tutte le eventuali briciole, rifarti il tuo letto tutte le mattine e preparartelo tutte le sere: per lei non è mai abbastanza, LEI è la sola che lavora, la sola che si sbatte, la sola che mette a posto, la sola che pulisce, la sola che fa tutto, senza di lei saremmo tutti in un porcile etc. etc. etc.
Perciò, prima cosa appena alzata (prima ancora di andare in bagno): disfare il letto, sistemare il tavolo, mettere a posto cuscini, sacchi a pelo, divanetti, preparare la colazione a Rudy e DOPO penso a me.
Ma...
Perché c'è sempre un ma...
Io son lì che faccio una fatica boia a sistemare le cose su in mansarda per sgomberare in fretta la dinette, e lei che fa? Prepara il latte a Rudy e glielo fa bere sul letto.
Va bene, dieci minuti in più non sarebbero stati un problema, per lui, come attesa ma va bene. Va meno bene che se la prenda con me perché Rudy abbia involontariamente sbrodolato il latte e macchiato il cuscino del divanetto, che "ecco, hai tolto il sacco a pelo ed ora s'è macchiato il cuscino! Se lo lasciavi, lavavo quello, che questo non si può neanche sfoderare!".
...aspettare quella manciata di minuti che scendevo dalla mansarda, spostavo i cuscini dalla "formazione letto", montavo il tavolo, ricomponevo i cuscini nella "formazione divano", in modo da far fare colazione a tuo nipote seduto a tavola come tutti i cristiani no, vero?

Mentre son lì che continuo a rassettare lei si cambia e mio padre, già pronto, va a prendere il caffè al bar. Lei beve il suo e comincia "Il tuo caffè si fa freddo..."
"Mamma, lo bevo dopo."
Sono le nove, devo ancora finire di sistemare, lei non sta facendo un cazzo, mio padre nemmeno, mio marito è a farsi la doccia, io devo ancora lavarmi, vestirmi, lavare e vestire mio figlio: cazzo me ne frega del caffè.
Si siede in un angolo, riprende Rudy ("scendi di lì che dai fastidio alla mamma!") e dopo un po' di nuovo "il tuo caffè si fa freddo..."
"...lo bevo dopo, non fa niente se è freddo."
Finisco di litigare con quella straminchia di tavolo (c'è un pezzo da incastrare che non mi si incastra mai), mi giro per prendere il caffè... non c'è nessun caffè.
L'ha buttato via, era freddo.

Preparo mio figlio, mi preparo, intercetto mio marito fuori dalle docce e vado al bar a farmi un mega cappuccino alla facciazza sua.
E mentre loro vanno a pagare il campeggio, noi facciamo un'ultima puntatina in spiaggia.
Così portiamo un po' di sabbia sul camper e se la spazza via lei con calma, a casa.




martedì 26 aprile 2011

Pasqua, Pasquetta e grazie al ca... (Parte 2)

Adoro Genova. Amo la Città Vecchia ed il Porto Antico. L'ho girata in lungo ed in largo, per tre volte, sempre a piedi. Di giorno e di notte. Mi piace, un po' la conosco. Mi ci so orientare.
Se anche così non fosse, di certo non mancano i cartelli, a Genova. E soprattutto non mancano i parcheggi nella zona del Porto Antico. Quattro, più un autosilo, solo contando quelli relativamente grandi, a pagamento.
Escludiamo l'autosilo per ragioni logistiche (altezza massima due metri e spiccioli, il camper non può passare nemmeno col calzascarpe, ma è normale) quale cartello azzurro con la grande P bianca seguirà, mio padre, contando che TUTTI i parcheggi indicavano "libero"?
Quello più lontano, è ovvio.
Con me che fatico a camminare, un bimbo di tre anni, la pioggia e nessun ombrello a bordo, lui parcheggia ad un chilometro spaccato dall'Acquario. Poi sfodera l'istinto del piccione viaggiatore e cerca di tornare sotto la sopraelevata, per seguirla da sotto finché non arriviamo alla meta.

E qui scatta l'anarchica che è in me: siamo ad un'estremità dei Magazzini del Cotone, sei sul mare, l'Acquario è sul mare, non ci vuole il piccione viaggiatore per capire che se segui il molo arrivi dove devi arrivare. Anche se non ci fossi già stata, non vi vuole una scienza per capire che non serve il piccione ma basta un pesce persico. Ora: io, mio marito e mio figlio andiamo per la via più breve (che, tra l'altro, è pure abbastanza riparata dall'acqua). Voi seguiteci e tacete.

Una volta arrivata in Piazza Caricamento, mi "carico" davvero: amo il Porto Antico. Lì, sto bene.
Mezz'ora di fila per i biglietti, tutto sommato c'è andata bene (sentiremo poi al tg che a Pasquetta la coda perdurava per più di due ore), un po' di pioggia durante l'altra fila per l'ingresso con Rudy, imperturbabile, che  giustamente stufo si faceva accompagnare alle giostrine, alle ringhiere sull'acqua, ai piloni della sopraelevata... ovunque.
Entriamo, finalmente, affrontate e sconfitte le scale (sì, c'era un ascensore per coppie con passeggini e disabili, ma ufficialmente non sono ancora disabile) ed incomincia la lotta con la nonna: "guarda di qui, Rudy!...Rudy, guarda questo!.... Rudy, vieni a vedere questo!"

Mamma? Lasciagli guardare quel cavolo che vuole e soprattutto lascialo lì quanto tempo vuole: chissenefrega se è già mezzogiorno e mezzo ed ancora non ha pranzato (se non si lamenta d'aver fame, vuol dire che non ha fame: non è patito, il bambino. Può anche aspettare un'oretta e per una volta pranzare tardi), chissenefrega se "perde tempo" davanti ad una vasca e non degna di uno sguardo un'altra (se trova più interessanti le murene e non gliene frega niente dei coralli, è inutile che lo tiri davanti alla vasca dei coralli perché "sono belli e colorati")  ma più di ogni altra cosa chissenefrega se si siede per terra e si mette comodo per guardare meglio: c'è tanta altra gente che deve guardare? non è un armadio, è un bambino seduto davanti alla vasca degli squali. Vetro enorme, bambino piccolo seduto in un angolo: mezzo metro quadro a dir tanto di visuale, può portar via. A partire dal pavimento. Non da fastidio a nessuno.
Si sporca? Perché, se si siede sulla panchina della piazza non si sporca nella stessa maniera? I vestiti si lavano. E li lavo io, mica tu. Ha tre anni, lasciagli fare il suo mestiere di bambino. E lascialo incantarsi davanti al pesce sega ed alla manta.
Che sì, gli è piaciuto vedere i delfini, la tartaruga, le meduse, i piranha, il "vero" pesciolino Nemo, Branchia, Dory... ma quando ha visto Bruto ha spalancato tanto d'occhi, ed il suo raccontarmi la giornata, mentre eravamo a nanna, la sera, mentre rivedevo le sue espressioni di stupore mi ripagavano di ogni giramento di balle e mi facevano sopportare qualsiasi dolore.









Pasqua, Pasquetta e grazie al ca... (Parte 1)

Tanto per cambiare, ci son cascata ancora, nonostante quel che era successo l'ultima volta: ho ceduto alle pressioni dei miei genitori per "fare qualche giorno di vacanza in camper, tanto per portare il bambino al mare, che gli fa tanto bene...".
Come se fosse tisico, il piccolo torello, ma vabbè...
L'aria di mare fa bene a prescindere, è inculcato nella mente della loro generazione, pure nella mia.
Fin qui, ci sta.

Ci sta meno il fatto che la sottoscritta non regga troppi chilometri in auto, figurarsi con il "Lumacone" (preventivamente riverniciato dall'amorevole nonno e decorato dalla sottoscritta con chioccioline lumacheggianti qui e là), tra vibrazioni e sobbalzi che mettono a dura prova la mia gamba cionca. Ho già seri fastidi con un'ora di macchina sul Mercedes, figuriamoci ad andare fino a Savona con un CI che ha la cabina di un vecchio Ford Transit... alla fin fine, è pur sempre un vecchio camper degli anni '90, mica roba da buttar via ma nemmeno moderno, eh!

Provo a far capire che non ho nessuna intenzione di farmi il viaggio fino a Savona, né di stare tre giorni full contact con loro (sempre a punzecchiarsi e rimbeccarsi come due adolescenti incattiviti), né l'Agricolo manifesta la pur vaga intenzione di partire: detesta il camperismo, detesta muoversi di casa, detesta l'atmosfera da "bisogna andare per forza perché è Pasqua e di fanno le ferie".
Aggiungiamo mia madre che non perde occasione per rinfacciare a mio padre che "con tutti i camper belli che c'erano, allo stesso prezzo, tu sei andato a prendere questo scarcassone..." ed altre simili amenità.
Aggiungiamo che venerdì, alla partenza, avevo un simpaticissimo mal di gola con febbre annessa.
Aggiungiamo che venerdì notte ad Alessandria ha cominciato a piovere, ed ha smesso a Savona, ma domenica mattina... cominciamo ad avere un quadro di quella che è stata la nostra "vacanza".

Venerdì notte il primo segnale che sì, la mia era stata decisamente una scelta infausta: il Lumacone pensa bene di piantarci in asso a 200 mt dall'ingresso di un autogrill dove ci apprestavamo a fermarci per dormire.
Pesanti invettive contro il nonno-autista da parte di tutto l'equipaggio poiché tutto faceva supporre che il problema fosse la mancanza di gasolio (ci eravamo già fermati due volte: per far da mangiare e per preparare Rudy per la notte, e nonostante fosse in riserva "il pieno lo facciamo domattina prima di ripartire") ma nonostante le due taniche d'emergenza (che ha dovuto ACQUISTARE, prima di riempire, perché non aveva dietro nulla) e riversate nel serbatoio in posizione di discreto pericolo SENZA GIUBBINO CATARIFRANGENTE (perché s'è ricordato d'averlo solo dopo...) e SENZA TRIANGOLO ad avvisare i povericristi che sbucavano dalla curva nella corsia che entrava in autogrill e si trovavano un camper parato in mezzo alla strada con le quattro frecce, dopo tutto l'ambaradàn ancora non si partiva. Nel frattempo, si era scaricata la batteria. Quindi che fa, il provetto camperista? Si ricorda, per il secondo viaggio a piedi in autostrada fino all'autogrill, di indossare il giubbino catarifrangente e va a comprarsi una coppia di cavi per la batteria (non aveva manco quelli) così collega la batteria del motore a quella della cellula...
Ma ancora non si parte.
Meccanico in pensione, notare, non si accorge che c'è il tubo dell'aria o della pompa del gasolio checazzoeraoranonricordoemirifiutodiricordare quasi del tutto svitato, se n'è accorto L'Agricolo sceso a tenergli la torcia: aspirava troppa aria insieme al carburante e non si metteva in moto.
Vabbè. Stringi, avvita, fissa. Ripartiamo. Fai quei cazzo di 200 metri, fai il pieno e parcheggia per dormire. Sotto la pioggia.

Quando arriviamo al campeggio, a Savona, ancora piove. Mia madre ha avuto uno sprazzo di genio e propone di andare all'Acquario di Genova subito invece che aspettare lunedì, dato che "chissà che casino ci sarà a Pasquetta, e poi con questo tempo cosa facciamo qui in campeggio chiusi nel camper?".
Mamma, hai ragione. Mi vien da piangere all'idea di fare altri chilometri e di camminare/stare in piedi due ore ma sì, mi fa piacere portare mio figlio all'Acquario: so che gli piacerà un casino e se non mi ricordo male dall'ultima volta che ci son stata c'è pure una vasca con i "personaggi" di Alla Ricerca di Nemo... è uno dei suoi cartoni animati preferiti, diventerà matto!
Il secondo segnale, ormai conferma definitiva, che la mia scelta è stata drammaticamente fallace arriva all'uscita "Genova Ovest" dell'autostrada: "Non potete sbagliarvi", ha detto il proprietario del camping, "uscite a Genova Ovest e trovate subito le indicazioni per l'Acquario".
E noi usciamo a Genova Ovest, e cerchiamo le indicazioni. Le dobbiamo cercare per forza, dato che mio padre non ha voluto portarsi il navigatore satellitare (tanto al campeggio ci sapeva arrivare da solo).
"Dov'è l'Acquario, tu che ci sei stata?"
"Al Porto Antico, vicino alla Biosfera ed al Galeone dei pirati"
"Quindi devo andare al Porto?"
"No, devi seguire le indicazioni Acquario di Genova: là, gira a sinistra.... a sinistra... SINISTRA!
.......Papà, c'è un valido motivo per il quale tu sei andato a destra?"
"Perché mi hai detto che l'Acquario è al Porto".
"No, io ho detto che è al Porto Antico, e ti ho anche detto GIRA A SINISTRA, e c'era anche un cartello grande quanto quello che hai seguito, proprio a fianco di quello che hai seguito, che diceva ACQUARIO DI GENOVA,  con una FRECCIA A SINISTRA!"
"Senti, io devo guidare, non è che posso star qui a guardar per aria!!!"
"Ma anche sì, che dovresti, visto che i cartelli sono in alto!"