sabato 15 ottobre 2011

Macchina del tempo: Regali e Sguardi.


Recuperato (e lievemente riadattato) dal defunto Blog Bastardo, postato originariamente nell'ormai lontano novembre 2007.


Un amico mi mandò per caso delle foto, scattate in un posto che "scoprii" l'estate prima. Gli scrissi per ringraziarlo e gli raccontai...

"...stavamo andando al Trapano, la Socia ed io, un pomeriggio dell'estate scorsa. Così, tanto per... giusto perché doveva farmi vedere i Luoghi del John Nash De Noartre.
Percorrendo uno dei tornanti vedo un campanile sbucare da questa collina clitoridea e dico "io devo andare là".
La Socia risponde - Là dove? Che c'è là? -
" Non ne ho idea, ma devo andarci. "
 - ...ma perchè? -
" Perchè mi sta chiamando. "
 - Vabbè, lascialo chiamare che ho paura che non ci basta la benza per arrivare al Trapano, se no...-
 Le rompo le palle finchè, al ritorno, non la faccio fermare: salendo avevo notato il cartello marrone dei luoghi di interesse "turistico", e chiediamo informazioni al legnamèè che ha casa & bottega proprio all'imbocco del sentiero.
Ci incamminiamo.
Strano posto, strana atmosfera.
Mi piace ma è strana. O mi piace perché strana?


Arriviamo a quella piccola radura che c'è sulla destra, quando il sentiero curva: c'è una luce favolosa. I ceppi di un paio di alberi caduti sembran messi lì apposta per farti avvicinare e convincerti a leggere la storia del bosco tra schegge e corteccia, muschio e acqua raccolta nelle spaccature del legno.
Tutto quel che incontro su quel sentiero mi sà non tanto di conosciuto, ma di riconosciuto, come se me l'avessero descritto molto tempo prima: il ruscelletto, il grosso masso sulla destra (ci giro intorno tre volte in senso antiorario, prima di appoggiarci contro la mano sinistra.... Socia: - perchè? - Io: "perché no?"), la radura, ma soprattutto la luce.Di colpo realizzo il perché. È L'EntroMondo. È L'EntroMondo della saga della Torre Nera di Stephen King: luoghi e personaggi che mi accompagnano da più di vent'anni. Cerco di spiegarlo alla Socia anche se lei non ha mai letto nulla di King, figurarsi la Torre, Roland... Il Mondo di Roland, l'Ultimo Cavaliere, è andato avanti... L'EntroMondo è il mondo che è andato avanti, tanto avanti da tornare indietro.


Arriviamo all'ultimo trappèllo, e passiamo davanti all'ossario.

Il MedioMondo: dove il passato è ancora a portata di mano e di memoria, e le vestigia degli Antichi sono accanto ai luoghi che l'Uomo ancora usa e vive, anche se magari non li capisce.

Salgo le scale della casa diroccata, raccolgo frammenti di piöda per i miei ciondoli ed amuleti da incidere, poi scendo sotto in quella specie di cantina. Ci sono un paio di bottiglioni di vino rotti in un angolo, pezzi di cartone e di assi. Cerchiamo di entrare in chiesa ma non riusciamo a forzare la porta, allora ci limitiamo a guardare dalla serratura. 


Sostiamo un po' sotto il pergolato dell'altra casetta, poi costeggiamo il muretto accanto al lato sinistro della chiesa ed arriviamo alla pineta.

FineMondo, il mondo com'è prima d'andare avanti.

Dove arriverà il Mondo quando andrà avanti, ma talmente avanti da ricominciare da capo. Quei cavalletti di legno, i trucioli freschi per terra, mischiati a gli aghi di pino.  


Il Sole che, prossimo al tramonto, getta raggi quasi perfettamente orizzontali dalla nostra sinistra. L'interrompersi brusco del terreno, riva scoscesa: un promontorio su un mare verde di fogliame invece che d'onde. Sono nel bel mezzo dell'apoteosi dell'assurdo. Ci sediamo sugli aghi di pino: io appoggiata ad un tronco, la Socia ad un altro. I visi verso il sole. Chiacchieriamo un po' di chi potrebbe apprezzare un simile luogo. 

- Dobbiam farci un "sabba" alla nostra maniera -
"Sì, ma dobbiam essere in tre"
 - ...o in cinque. -
"No, in sette."
 - Tombola. I nomi li sappiamo già, delle sette streghe. Altro che Fendìn.-
 Inutile dirti che una sarebbe stata la M. Ci chiediamo se Lo Sciamano conosca quel posto, e cosa potrebbe cavarci fuori. Quel posto che ti parla...cosa racconterebbe a lui? Ci chiediamo anche se lo conosci tu, quel luogo. Le dico che vorrei portarci E.D.D.I.E. (Elemento Di Disturbo Intimamente Emotivo), tanto per la curiosità di vedere se gli fa un qualche effetto come lo fa a me. Decido che prima o poi devo passarci la notte, lì, e vedere la luce dell'alba arrivare dall'altro lato.

Mentre parliamo incido due sigul su dei pezzi di corteccia che ho raccolto da terra: uno per ciascuna. Il mio, tornando indietro, lo spezzo a metà e ne lascio cadere un pezzo nella cassetta delle offerte dell'ossario.

Non ci sono ancora tornata. Non credo che riuscirò tanto presto a dormire in quella pineta. Però il mese scorso l'ho sognata. Ho sognato che ci portavo E.D.D.I.E.

Gran bel sogno."


L'amico che ha scattato le foto, di cui ammiro incondizionatamente il modo di scrivere e di esporre il suo punto di vista sulle cose, mi ha così risposto:

"Il posto è indubbiamente ameno, ma tu me lo fai riscoprire un'altra volta. La prossima volta che ci torno, lo farò con occhi differenti. Tu non dovevi abbassarti a vendere case: tu dovresti specializzarti a vendere antiche ville col fantasma dentro, entromondi di difficile identificazione come location per sabba punk, castagni recisi da farci totem. Cose così.

Complimenti per lo sguardo."




Lui.
A me.
Con un complimento simile son così felice da pisciarmi addosso.
Come i cuccioli, uguale.

2 commenti:

  1. ma...ma...io non ho parole...magnifico...sublime...io e te dobbiamo andare a fare un giro al cimitero :)

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  2. Grazie, Lolloso Fanciullo. Grazie tantissimo.

    S'ha da fare, già. ;o)

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