mercoledì 27 aprile 2011

Pasqua, Pasquetta e grazie al ca... (Parte 3)

Sabato pomeriggio in campeggio, a Savona.
Piove, ça va sans dire, e pioverà fino alle prime ore di domenica mattina.
Poi vento, poi sole, e per fortuna un bel pomeriggio fa godere almeno un po' di spiaggia a Rudy.
Ora: come intrattieni un bimbo di tre anni in un piccolo camper, in una giornata di brutto tempo? Non lo intrattieni.Molto semplicemente, non ce la fai per tutto un pomeriggio: puoi farcela per un paio d'ore giocando con lui, leggendogli un libro adatto alla sua età, facendolo disegnare, puoi anche capitolare e fargli vedere un cartone animato sul lettore dvd portatile ma la situazione è molto semplice: il bimbo si romperà orrendamente le palle di stare in una scatola di due metri per quattro insieme a tre/quattro adulti di cui 1 dormiente e russante (il padre, che per evitare di tirar giù anticipatamente il Cristo dalla croce a suon di bestemmioni ha ben pensato di passare la maggior parte del sabato e della Pasqua dormendo), 1 che entra ed esce dal camper per andare a cazzeggiare in giro nonostante la pioggia (il nonno) ed 1 che fa le parole crociate (la nonna, che ha pure da ridire se "il bambino è un po' agitato").
Il bambino agitato vorrà, ovviamente e giustamente, uscire dalla scatola su ruote ed esplorare il nuovo ambiente. Vorrà vedere il mare da vicino e non da un finestrino. Vorrà andare alla casetta di plastica intravista mentre si parcheggiava, vorrà andare sugli scogli incurante del maltempo. Tanto, è solo acqua che cade dal cielo.
Allora togliamo le calzine, mettiamo le ciabatte con l'elastico, mettiamo la mantellina ed il berretto della mamma con la visiera sotto il cappuccio, così non va l'acqua negli occhi, ed usciamo, eccheccacchio.
É certo più calda la pioggia in una pozzanghera che non l'acqua del Mar Ligure, in aprile, quindi mammina cara spiegami perché pucciare i piedini nell'acqua fredda del mare va bene ma bagnarsi i piedini con la pioggia è sinonimo di raffreddore garantito...
Abbiamo girato un po' per il campeggio, ha bevuto un succo di frutta al bar, ha giocato nella casetta della Chicco, ha lanciato dei gran sassi in acqua (il passatempo preferito di tutta la vacanza) io ho fatto un po' di foto col cellulare (sì, ce l'ho la macchinetta digitale. Mi piace far le foto col telefonino, però) e dopo un'ora e mezza ci siamo asciugati sotto la veranda, siamo rientrati e s'è fatto un bel riposino fino all'ora di cena.
Cosa più unica che rara.







Domenica in tarda mattinata scatta la grigliata un po' in tutto il campeggio, mio padre litiga con i grill usa-e-getta, L'Agricolo corre dietro a Rudy che cerca di fare amicizia con olandesi, tedeschi e, tanto per non venir capito quando parla, pure con un cane bassotto. Io mi trascino da una sedia all'altra in preda ai dolori, con mia madre che prima mi cristona dietro ("cosa sei venuta a fare se non ti muovi da qui") poi si fa venire il magone quando si accorge che impallidisco dal dolore.
Così mi tocca pure consolarla.
Il pomeriggio il tempo è bello, solo un po' ventoso: mi sdraio su una stuoia in un angolo di spiaggia ed ascolto un po' di musica per un'oretta, con il divieto assoluto di rompermi le palle per alcunché.
Cuffie, decibel appena al di sotto della soglia del dolore ed osservo mio figlio che gioca sulla sabbia. Giochi senza tempo.



Il "divieto di rottura " viene vanificato quando mia madre calpesta una tràcina sul bagnasciuga e le si gonfia un piede come uno zampetto di porco per un paio d'ore, giusto in tempo per la cena: sembra che se non può prepararla lei, saremo tutti destinati a morire di fame entro notte. Dimostro che son buona a mettere insieme un piatto di pasta al sugo anche se non sto bene (ma ovviamente io cucino troppo salato, eh!) e si tira sera anche per Pasqua. Messo a nanna il pargolo (ed i nonni, soprattutto) io e L'Agricolo ci concediamo 'na botta de vita: una puntatina al bar al trasgressivo orario delle ventidue e trenta...
Rientro al camper con passo strascicato, consapevole che il giorno dopo entro le 10:00 si sloggia e si torna verso casa.



Ci svegliamo il lunedì mattina e comincio immediatamente a sistemare il mio letto, che sarebbe poi il tavolo della dinette, e la mansarda dove hanno dormito L'Agricolo e Rudy: la nonna è già una iper-precisina da sana, una che "nessuno mi da mai una mano", figuriamoci ora che è stata punta dal pesciaccio infame, anche se è già guarita. Puoi così apparecchiare, sparecchiare, pulire per terra tutte le eventuali briciole, rifarti il tuo letto tutte le mattine e preparartelo tutte le sere: per lei non è mai abbastanza, LEI è la sola che lavora, la sola che si sbatte, la sola che mette a posto, la sola che pulisce, la sola che fa tutto, senza di lei saremmo tutti in un porcile etc. etc. etc.
Perciò, prima cosa appena alzata (prima ancora di andare in bagno): disfare il letto, sistemare il tavolo, mettere a posto cuscini, sacchi a pelo, divanetti, preparare la colazione a Rudy e DOPO penso a me.
Ma...
Perché c'è sempre un ma...
Io son lì che faccio una fatica boia a sistemare le cose su in mansarda per sgomberare in fretta la dinette, e lei che fa? Prepara il latte a Rudy e glielo fa bere sul letto.
Va bene, dieci minuti in più non sarebbero stati un problema, per lui, come attesa ma va bene. Va meno bene che se la prenda con me perché Rudy abbia involontariamente sbrodolato il latte e macchiato il cuscino del divanetto, che "ecco, hai tolto il sacco a pelo ed ora s'è macchiato il cuscino! Se lo lasciavi, lavavo quello, che questo non si può neanche sfoderare!".
...aspettare quella manciata di minuti che scendevo dalla mansarda, spostavo i cuscini dalla "formazione letto", montavo il tavolo, ricomponevo i cuscini nella "formazione divano", in modo da far fare colazione a tuo nipote seduto a tavola come tutti i cristiani no, vero?

Mentre son lì che continuo a rassettare lei si cambia e mio padre, già pronto, va a prendere il caffè al bar. Lei beve il suo e comincia "Il tuo caffè si fa freddo..."
"Mamma, lo bevo dopo."
Sono le nove, devo ancora finire di sistemare, lei non sta facendo un cazzo, mio padre nemmeno, mio marito è a farsi la doccia, io devo ancora lavarmi, vestirmi, lavare e vestire mio figlio: cazzo me ne frega del caffè.
Si siede in un angolo, riprende Rudy ("scendi di lì che dai fastidio alla mamma!") e dopo un po' di nuovo "il tuo caffè si fa freddo..."
"...lo bevo dopo, non fa niente se è freddo."
Finisco di litigare con quella straminchia di tavolo (c'è un pezzo da incastrare che non mi si incastra mai), mi giro per prendere il caffè... non c'è nessun caffè.
L'ha buttato via, era freddo.

Preparo mio figlio, mi preparo, intercetto mio marito fuori dalle docce e vado al bar a farmi un mega cappuccino alla facciazza sua.
E mentre loro vanno a pagare il campeggio, noi facciamo un'ultima puntatina in spiaggia.
Così portiamo un po' di sabbia sul camper e se la spazza via lei con calma, a casa.




6 commenti:

  1. che belle immagini... e sai che ti dico? hai fatto benissimo ad uscire anche con la pioggia... è solo acqua... e a volte è cos' bello sentirla sulla pelle! ^__^

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  2. ma non ti solletica mai l'idea di seppellire in giardino il cadavere di tua madre....non so come fai!io l'avrei già fatta fuori.....ti faranno santa!!! ;)
    eli

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  3. @Madis: quanto hai ragione! :o)

    @Lau: ...sono in borsa, ovviamente. ;o)

    @Eli: Seppellire? Col rischio della zombificazione? Meglio bruciarli, i cadaveri.
    "Santa Lohana da Orsenigo", poco vergine e molto martire, suona bene... Hihihi

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  4. cazzuiu approvo appieno l'idea di Eli. Mi sono venuti i pruriti alle mani e i goccioloni per te.
    Uacca

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  5. Asciugati i lacrimoni dal ridere, appurato che mal comune mezzo gaudio (tu hai la mamma rompicoglioni, io il papà), constatato che amiamo Genova allo stesso modo (ho sfanculato un genovese 5 anni fa, non la sua città), penso di aver capito come finisce il titolo. Pasqua, Pasquetta e grazie al ca...mper...giusto? ;)
    Quando vuoi, ti aspetta un bel caffè freddo da me. Anzi, ce lo andiamo a prendere a Genova il caffè, pazienza che i genovesi non lo sappiamo fare e venga una merda imbevibile.

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