martedì 26 aprile 2011

Pasqua, Pasquetta e grazie al ca... (Parte 2)

Adoro Genova. Amo la Città Vecchia ed il Porto Antico. L'ho girata in lungo ed in largo, per tre volte, sempre a piedi. Di giorno e di notte. Mi piace, un po' la conosco. Mi ci so orientare.
Se anche così non fosse, di certo non mancano i cartelli, a Genova. E soprattutto non mancano i parcheggi nella zona del Porto Antico. Quattro, più un autosilo, solo contando quelli relativamente grandi, a pagamento.
Escludiamo l'autosilo per ragioni logistiche (altezza massima due metri e spiccioli, il camper non può passare nemmeno col calzascarpe, ma è normale) quale cartello azzurro con la grande P bianca seguirà, mio padre, contando che TUTTI i parcheggi indicavano "libero"?
Quello più lontano, è ovvio.
Con me che fatico a camminare, un bimbo di tre anni, la pioggia e nessun ombrello a bordo, lui parcheggia ad un chilometro spaccato dall'Acquario. Poi sfodera l'istinto del piccione viaggiatore e cerca di tornare sotto la sopraelevata, per seguirla da sotto finché non arriviamo alla meta.

E qui scatta l'anarchica che è in me: siamo ad un'estremità dei Magazzini del Cotone, sei sul mare, l'Acquario è sul mare, non ci vuole il piccione viaggiatore per capire che se segui il molo arrivi dove devi arrivare. Anche se non ci fossi già stata, non vi vuole una scienza per capire che non serve il piccione ma basta un pesce persico. Ora: io, mio marito e mio figlio andiamo per la via più breve (che, tra l'altro, è pure abbastanza riparata dall'acqua). Voi seguiteci e tacete.

Una volta arrivata in Piazza Caricamento, mi "carico" davvero: amo il Porto Antico. Lì, sto bene.
Mezz'ora di fila per i biglietti, tutto sommato c'è andata bene (sentiremo poi al tg che a Pasquetta la coda perdurava per più di due ore), un po' di pioggia durante l'altra fila per l'ingresso con Rudy, imperturbabile, che  giustamente stufo si faceva accompagnare alle giostrine, alle ringhiere sull'acqua, ai piloni della sopraelevata... ovunque.
Entriamo, finalmente, affrontate e sconfitte le scale (sì, c'era un ascensore per coppie con passeggini e disabili, ma ufficialmente non sono ancora disabile) ed incomincia la lotta con la nonna: "guarda di qui, Rudy!...Rudy, guarda questo!.... Rudy, vieni a vedere questo!"

Mamma? Lasciagli guardare quel cavolo che vuole e soprattutto lascialo lì quanto tempo vuole: chissenefrega se è già mezzogiorno e mezzo ed ancora non ha pranzato (se non si lamenta d'aver fame, vuol dire che non ha fame: non è patito, il bambino. Può anche aspettare un'oretta e per una volta pranzare tardi), chissenefrega se "perde tempo" davanti ad una vasca e non degna di uno sguardo un'altra (se trova più interessanti le murene e non gliene frega niente dei coralli, è inutile che lo tiri davanti alla vasca dei coralli perché "sono belli e colorati")  ma più di ogni altra cosa chissenefrega se si siede per terra e si mette comodo per guardare meglio: c'è tanta altra gente che deve guardare? non è un armadio, è un bambino seduto davanti alla vasca degli squali. Vetro enorme, bambino piccolo seduto in un angolo: mezzo metro quadro a dir tanto di visuale, può portar via. A partire dal pavimento. Non da fastidio a nessuno.
Si sporca? Perché, se si siede sulla panchina della piazza non si sporca nella stessa maniera? I vestiti si lavano. E li lavo io, mica tu. Ha tre anni, lasciagli fare il suo mestiere di bambino. E lascialo incantarsi davanti al pesce sega ed alla manta.
Che sì, gli è piaciuto vedere i delfini, la tartaruga, le meduse, i piranha, il "vero" pesciolino Nemo, Branchia, Dory... ma quando ha visto Bruto ha spalancato tanto d'occhi, ed il suo raccontarmi la giornata, mentre eravamo a nanna, la sera, mentre rivedevo le sue espressioni di stupore mi ripagavano di ogni giramento di balle e mi facevano sopportare qualsiasi dolore.









2 commenti: